Ho incontrato per la prima volta la parola biofilia durante un viaggio che dalla Spagna mi avrebbe condotta sulle coste del Portogallo. Chiacchieravo di Natura e vita con Miguel, uno yogi surfer conosciuto in India, che domandò: “Hai letto Biophilia di Edward Wilson?” Presi un appunto sul diario di viaggio, senza dargli troppa importanza.
Tornata a casa, qualche giorno dopo partecipo come istruttrice Mindfulness alle giornate del LTER[1] tenute in Abruzzo (Italia).
In questa occasione, feci la felice conoscenza del prof. Giuseppe Barbiero, che durante gli incontri diede conto di un’interessante confronto tra la biofilia e la Mindfulness.
In quanto praticante ed istruttrice, non potevo più ignorare l’argomento e decisi di approfondire. Questo breve articolo è il frutto della lettura di alcuni testi del prof. Barbiero che hanno stimolato in me la necessità di avere una visione più ampia della realtà e della Natura.
Il termine “biofilia” è stato usato per la prima volta dallo psicologo psicoanalista Erich Fromm. Il suo significato letterale è “amore, passione per la vita”. Successivamente, viene data una più precisa definizione dal biologo Edward Wilson, secondo la quale la biofilia è “l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le circonda, ed in alcuni casi ad affiliarsi ad esse emotivamente” (Wilson, 202, p.134).[2]
Attenzione e affiliazione sono due qualità distintive: la prima collega la biofilia alla pratica della consapevolezza aperta coltivata durante la Mindfulness (meditazione di consapevolezza), presuppone un’attenzione curiosa e non giudicante verso l’altro essere vivente; la seconda rappresenta l’aspetto emotivo dell’esperienza biofilica, caratterizzandola come una relazione empatica con gli altri esseri viventi, nello specifico si riferisce ad un’empatia asimmetrica (ovvero la condivisione emotiva con una tipo/specie vivente differente dai Sapiens).
La biofilia, secondo questa definizione frutto di ricerca e analisi dei comportamenti, è una componente indispensabile della dimensione psichica e del percorso evolutivo dell’essere umano, la cui mancanza pregiudicherebbe la salutare maturazione dell’individuo al punto che alcuni parlano di vera e propria “frattura psichica”.
Se da una parte è innata, nel senso che a livello neurale siamo predisposti ad essere biofilici e rientra nelle prerogative di ciò che chiamiamo “intelligenza” ( cfr. “intelligenza naturalistica” di Gardner)[3], dall’altra va opportunatamente stimolata ed educata attraverso la creazione di momenti di contatto tra l’essere umano ed i contesti naturali entro cui aumentano le probabilità di incontro con le diverse specie viventi.
Il prof. Jon Kabat-Zinn, biologo e ideatore del sistema di riduzione dello stress basato sulla Mindfulness, osserva che “la pratica di meditazione di consapevolezza possa svolgere una mediazione emotiva attraverso il recupero di una qualità diversa dei nostri sensi (Kabat-Zinn 2006): vedere, ascoltare, odorare, toccare, gustare per riscoprire il legame che abbiamo con le creature viventi e con la Natura”[4].
Questa consapevolezza sensoriale, opportunatamente stimolata mediante l’immersione in Natura, consentirebbe di risvegliare una dimensione “selvatica” fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio psichico e fisico, aggiungendo benessere, salute ed elevata qualità alla nostra vita.
Sul piano mentale, è stato osservato che trascorrere tempo in Natura ha gli stessi effetti di una pratica di meditazione, poichè viene rigenerata l’attività mentale attraverso l’innesco dell’attenzione aperta, la stessa coltivata durante una seduta di Mindfulness . Di riflesso, tale rigenerazione cognitiva è precorritrice di una serie di meccanismi fisiologici positivi (abbassamento della pressione arteriosa, distensione muscolare, equilibrio endocrino, riduzione dello stress, migliore digestione), gli stessi effetti emergenti misurati nei gruppi di partecipanti ai protocolli Mindfulness.
Quest’ultimi infatti (Mindfulness Based Intervents) hanno attirato l’interesse della scienza e, dopo oltre 30 anni di ricerche, è stato possibile dimostrare sempre meglio cosa accade al sistema nervoso centrale quando si entra in uno stato di attenzione aperta, quali meccanismi salutari vengono attivati a livello fisiologico, psicologico e comportamentale. E’ proprio grazie ai risultati ottenuti che, in base ai contesti di applicazione, sono stati messi a punto dei programmi Mindfulness per venire incontro alle più svariate necessità: dalle organizzazioni alle scuole, dalle famiglie ai percorsi di sostegno per dipendenze e depressione. Se pensiamo al Forest Bathing, non è così raro incontrare percorsi in Natura di questo tipo in cui vengano esplicitamente guidati momenti di Mindfulness, inserendo così le esperienze proposte in una prospettiva di prevenzione e cura che va ben oltre le attività concepite per lo svago.
La connessione empatica ad altri esseri viventi ed il benessere vissuto attraverso il contatto stretto con la Natura hanno in comune un terzo elemento: la capacità di andare oltre sé stessi, interrompono la costante narrazione personale che alimenta il “ciclo infinito del desiderio” (quello che favorisce l’illusione di separatezza e l’alienazione qualora i desideri non si avverino).
In tradizione buddhista si chiama anatta, una delle 3 verità sull’esistenza.
Perchè questa verità si inserisce bene tra biofilia e mindfulness? Lasciando da parte la voluminosa speculazione filosofica del Buddhismo su anatta, si può notare che l’empatia con qualcosa o qualcuno di diverso da noi ha alla base il “farsi da parte”, chiede implicitamente di mettersi in secondo piano. Accantonare le pretese egoistiche sull’altro apre all’accettazione, alla gentilezza e alla compassione. Queste sono tutte attitudini favorite da una pratica costante di meditazione e dall’educazione alla biofilia.
“Nonostante sia sempre più difficile stabilire i confini dell’io, continuiamo a pensare che esista qualcosa che possa essere definito “io”. Nella pratica psicologica è certamente importante strutturare un io, ma a questa strutturazione dovrebbe seguire un io consapevole che la propria esistenza è frutto dell’interdipendenza con il resto della biosfera, e dovrebbe quindi evolvere un sano sé capace di relazione con la biosfera. Purtroppo però, nello sforzo di strutturare il nostro io, finiamo per rimanere intrappolati dentro un’illusione che ci vede separati dal mondo vivente e siamo così costretti a reprimere la nostra empatia, fino a rompere il legame psichico che ci lega con la Natura. E si arriva al punto che, nel mondo urbanizzato, la frattura psichica è così diffusa da essere considerata la norma e non siamo nemmeno capaci di percepirla per quello che è: una patologia.” [5]
Forse le prime esperienze di pratica Mindfulness sono motivate da una personale sofferenza, con il tempo e la pratica scopriamo che uno degli ingredienti della serenità interiore è darsi un po’ meno importanza, fino ad avere l’epifania dell’interconnessione con tutti gli esseri viventi ed i sistemi.
Concludo questa breve riflessione con una domanda: possono la biofilia e la Mindfulness contribuire a ridurre la portata distruttiva che gli stili di vita hanno sulla Natura e su noi stessi, ridimensionare le nostre personalità volitive, a favore di una società sostenibile e solidale?
Risorse
[1] La Rete Italiana per la Ricerca Ecologica di Lungo Termine (LTER-Italia) è una rete di siti terrestri, d’acqua dolce, di acque di transizione e marine, sui quali si conducono ricerche ecologiche su scala pluridecennale. Vi appartengono 25 siti (al 2018), distribuiti su tutto il territorio nazionale, gestiti dai principali Enti di Ricerca, Università e Istituzioni che si occupano di ricerca e monitoraggio ecologici in Italia.
[2] Tratto da “Introduzione alla biofilia”, Giuseppe Barbiero e Rita Berto, 2016, Carocci editore.
[3] rientra tra le intelligenze multiple di Gardner ed è la capacità di approcciarsi e conoscere gli aspetti della natura in profondità.
[4] Da “Introduzione alla biofilia”, Giuseppe Barbiero e Rita Berto, 2016, Carocci editore, pg.55.
[5] Da “Introduzione alla biofilia”, Giuseppe Barbiero e Rita Berto, 2016, Carocci editore, pg.34.
Alessandra Isidoro ha un Master in Sociologia, pratica Massaggio Ayurvedico ed è Istruttrice di Yoga, Mindfulness e Protocolli Holisitici. Per saperne di più su Alessandra, visita la biografia del suo collaboratore (scritto in Inglese).